I germogli di Allah
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I germogli di Allah

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Marocco
Terza volta qui in marocco,questa volta in solitaria. Partito di notte da venezia e sbarcato a casablanca alle due di notte, senza aver prenotato...

Terza volta qui in Marocco, questa volta in solitaria. Partito di notte da Venezia e sbarcato a Casablanca alle due di notte, senza aver prenotato nessun hotel. No alpitour! Speravo di trovare un amico marocchino in aeroporto ma non c'era, ci siam capiti male. No problem. L'importante era partire ed arrivare in questo mondo che a sole due ore di traghetto dalla Spagna si rivolta sottosopra. Quelle due ore di Oceano segnano un confine profondissimo tra l'Europa cristiana e i figli di Allah.

La prima volta avevo poco più di vent’anni e mi imbarcai all’ultimo minuto per questa destinazione che non avevo minimamente considerato. Allora non immaginavo che tanto potesse cambiare in così poca distanza. Molte volte sono proprio le destinazioni che non idealizziamo a inebriarci di più. L’inaspettato ci colpisce sempre profondamente, nel bene, nel male.

Ciò che mi rimase più impresso è stato l'incontro con la dignità di questo popolo.

Quei vecchietti con il cappellino bianco, le lunghe tuniche con cappuccio e le babbucce a punta che vedevo nei nostri paeselli, segnati ed esclusi a vista, così lontani da sembrare alieni, senza nome, senza tutto ciò che ai nostri occhi dovrebbero avere per essere considerati degni di una sola parola, un solo gesto, quei vecchietti sono andato a trovarli nella loro terra madre, qui in Marocco ma anche in Yemen, negli Emirati, in Indonesia. Tra questi i più ospitali sono i sicuramente i marocchini. Mi hanno invitato nelle loro case e fatto accomodare nelle loro stanze offrendomi la bevanda nazionale. Il the alla menta. Mi hanno preso per mano e mostrato chi sono, cosa pensano di noi, perché molti se ne vanno, perché rispettano il ramadan e i precetti dell’islamismo.

Li, in quelle case, tra quelle famiglie di buona gente, quelle babbucce e quelle tuniche appartengono a uomini e donne con un nome e una dignità e una cultura millenaria.

Quegli insistenti venditori che bussavano alla mia porta, quelle icone esotiche con ai miei occhi un unico ruolo, un'unica faccia; el marochin, beh, quel marochin veniva da una terra intrisa di storia, di fascino, di città antichissime tra oasi lussureggianti, dove le carovane di cammelli, con uomini blu sulle loro gobbe, si fermano per la notte di fronte a fuochi che brillano tra le stelle e si tramandano storie senza tempo.

Nei monti dell'Atlante, in un paesino, incontrai un ragazzo della mia età. Era un insegnante alla scuola del paese. In quel tardo pomeriggio ci siamo scambiati informazioni sulle nostre culture, abbiamo camminato lungo le strade sterrate di quel paesello sperduto nelle montagne. Non vi era un solo bambino, vecchio, donna, uomo che non lo venisse a salutare e ringraziare. Tutto il paese lo rispettava e riveriva. Il suo contributo era prezioso lassù. Ahmed era stretto in un abbraccio di amicizia e stima. Ad un certo punto chiedendomi della mia Italia mi ha detto che stava mettendo da parte mille dollari per poter venire nel mio paese. Li stava risparmiando da anni e stava iniziando il processo burocratico per avere il passaporto e il visto.

Mi sono fermato e gli ho chiesto: cosa farai in italia?

Ahmed mi rispose che non ne aveva idea. Voleva andarsene da quelle montagne impolverate e venire nel paese dei balocchi a cercare un altro futuro.

In quel momento ho provato una sensazione bruttissima. Ho immaginato ciò che con molte probabilità sarebbe stata per lunghi anni la sua vita nel bel paese. Quel ragazzo amato e stimato si sarebbe visto calpestare, macinare e buttare in un angolo della nostra società. Avrebbe perso il sorriso ed il calore della sua gente, avrebbe lasciato quei cieli tersi dell’Atlante per sprofondare nel buio dell'anonimato. Non andartene amico, non è come credi. Non farlo. Ho pensato a lui spesso in questi anni. Spero sia rimasto. La dignità di chi resta…

L’altra mattina, la prima del mio arrivo, mi sono svegliato prestissimo e mi sono incamminato lungo il porto di Casablanca. Ad un certo punto non capivo se la strada continuasse o si dovesse tornare indietro. Ho chiesto quell’informazione al primo essere umano nelle mie vicinanze. Hassan. Avevo una piccola ferita sulla caviglia e senza dire una parola ho visto quel perfetto sconosciuto andare in macchina e tornare con dell’alcol per disinfettarmi. Cinque minuti dopo ero in quella macchina e mi sono ritrovato in un bar con i suoi amici. Mi hanno offerto da mangiare, da bere e mi hanno dato tutte le informazioni possibili su treni, bus, bazar, moschee etc. Abbiamo, riso e scherzato (in Marocco si parla molto francese e sto iniziando a cavarmela con questa lingua).

Ho lasciato Hassan in quel bar con il sorriso in bocca e il buon umore di chi si sente benvenuto.

7 ore di autobus. Ho visto Essaouira dall'alto della collina e ho sobbalzato. Eccola!!! Dopo sei anni ti ritrovo vecchia bianca baldracca!

Mi hanno fatto scendere di fronte la porta di Bab Marrakech. Sono entrato in quei bastioni portoghesi ed il buonissimo profumo della radica, che qui si intaglia, mi ha aperto le porte. Yes!!! Si, sei tu. Sono arrivato. Quel profumo mi è entrato nel corpo quasi trent’anni fa e significa solo lei. Essaouira.

Vecchia città portoghese cinta da muraglioni innalzati dalla scogliera atlantica. Porto di pescatori, dove le barche in arrivo si vedono arrivare da molto lontano perché coperte da una nube nera di gabbiani che le seguono al rientro.

La medina all’interno delle mura è splendida. Mercati, caffè, ristorantini, artigiani, venditori di ogni cosa, bambini, turisti, musica e negozzietti uno sull’altro. Cittadina sempre fresca, anche in piena estate come ora, tanto che nel mio riad dormo con una coperta. Nella medina si è riparati dal sole che fuori comunque picchia parecchio e dal vento che non manca in questa costa.

Il vento di Essaouira è un vento molto strano. È denso, compatto, per ore può soffiare senza folate improvvise, costantemente, tanto da farci dimenticare che esiste, se non per farcelo ben presente quando camminiamo o pedaliamo contro vento e con il fiatone cerchiamo di arrivare alla meta che sembra sfuggirci. Al contrario sembra di avere un qualche silenzioso motore biologico sui nostri piedi.

I riad sono degli alberghetti nelle medine. Con porte dalle quali si entra in splendide corti interne. Sono arredati con il tipico gusto du maroc. Molto blu e bianco. Tappeti coloratissimi, legno lavorato e lampade in lamiera buchettata. Sono puliti, accoglienti e veramente fighi!!

La spiaggia è enorme con dune di sabbia, cavalli e cammelli tra wind e kitesurfers. 

È di fronte la medina, a due passi. Molto frequentata in quei 500 metri e poi via via sempre più selvaggia, con quelle dune gialle che si insinuano alle pendici dei campi dell'albero di Argan. Anche a lui piaceva parecchio, tanto che qui ci ha trascorso un bel pezzo e gli ha dedicato una canzone. Sono passato per caso, in bici davanti la casa dove ha vissuto e composto Hendrix. È di fronte l'enorme forte in mezzo al mare. Prima avamposto, poi prigione, ora rudere solitario. Quel mare d’inverno fa paura. La prima volta che lo vidi era dicembre. Ho passato ore in cima ai bastioni, appoggiato ai cannoni di Essaouira a guardare le onde gigantesche sfracellarsi su quei muri spessi 10 metri. Spettacolo!

Non mi dispiacerebbe vivere in una medina e se avessi dei figli ancora meglio per loro. Posto perfetto per farli crescere. Niente macchine. Un’unica grande famiglia dove tutti si conoscono e condividono le strette viuzze. Colori e profumi ovunque, il mare fuori, la casa dentro… Niente pericoli. I bambini qui stanno da dio e si vede.

Adoro vivere la medina. Questa di Essaouira è perfetta. Quel tanto che basta per lasciarti andare senza paura di perderti e sempre pronta ad offrirti qualche scorcio nuovo. Estetica, suoni, colori e profumi hanno molto in comune con certe parti dell’India.

La medina ha un suo ritmo all’unisono. Si sveglia abbastanza tardi, con calma si aprono porte e finestre, si pulisce la propria parte di acciottolato, si mette l'acqua a bollire e si prepara il the, il latte, si mangia pane, miele e marmellate squisite o il loro pane Mssemen, con olio di argan.

Si aprono i negozietti, ognuno fa il suo a spalla a spalla col vicino. La medina si anima sempre più fino al primo pomeriggio dove si placa per alcune ore. Quando scende il sole fa la parte del leone, si ridesta e tutto il mondo si riversa per le stradine, una massa di corpi in eccitato tripudio. Si cena molto tardi, anche alle undici. Le strade si svuotano velocemente. Cala il silenzio interrotto dall’abbaiare di cani qua e la. La medina dorme e dalle finestrelle di quelle case che hanno visto passare nei secoli viandanti provenienti da terre lontane e misteriose si può udire il respiro del sonno.

Mangio pesce nel porto o nel suk. Lo si sceglie dagli scaffali e ti viene cucinato al momento alla griglia. Senza tanti fronzoli. Fresco. Buonissimo e a buon mercato (nel suk). Il resto del cibo non mi entusiasma. Non amo il cous cous e nemmeno i tagine, pietanza nazionale. Ciò che bolle troppo diventa sempre marron, come quando mescoliamo troppi colori che muoiono…sono già digeriti dal calore. Preferisco di gran lunga la cucina asiatica, dove nel nostro piatto riconosciamo quasi ogni cosa che mantiene sapore e proprietà.

Ogni tanto prendo a noleggio una bici da Anis e vado a zonzo. Ma un altro motivo che mi ha spinto a tornare sono le cavalcate sulle dune in riva al mare. Una delle prime cose che ho fatto appena arrivato. La mia unica caduta a cavallo l'ho fatta proprio qui, anni fa, con quel tornado di nome Sabina ma ero su una duna, caduto di lato insieme al cavallo, adagiati dolcemente sulla sabbia e rialzati senza scomporsi e via di nuovo. Devo dire che mi è piaciuto. Eh!

I marocchini, quando si viene presentati da loro come amici, ti salutano portandosi la mano sul cuore. Mi piacciono molto questi saluti. Sono profondi, antichi. In alcune parti dell'India ci si porta prima la mano al petto, poi alla fronte e infine verso il cielo. È magnifico!


A Casablanca c'è la moschea più grande del mondo dopo la Mecca. È mastodontica, costruita qualche decennio fa. Non avevo mai visto delle porte più grandi di quelle. Sono dei palazzi mobili! Mi affascinano tutti i luoghi di culto e così ci sono andato. Tutti possono entrare. Anche gl infedeli. Tutta quella folla era estremamente pacifica e rilassata ed è così che mi sono sentito anche io. Immancabilmente le sensazioni aprono riflessioni su quel mondo: L’ISLAM.

I GERMOGLI DI ALLAH non fioriscono tutti allo stesso modo. Il Marocco è la prova evidente che le religioni sono interpretate e strumentalizzate dagli uomini per farne i loro comodi. L’islam qui non è l'islam che i più conoscono e giudicano senza prendersi la briga di aprire una finestrella e indagare più profondamente. Visti i tempi sarebbe utile per tutti!!

Veniamo traviati dalle notizie e da un giornalismo massificato e politicizzato. Si pensa che l'islam siano solo le donne rinchiuse con il burqa, massacrate perché si innamorano di un cristiano, annullate della loro dignità e libertà. Nell'islam vediamo solo gruppi di fanatici che incendiano bandiere e dittatori che instaurano regimi allucinanti. Si, tutto ciò purtroppo esiste ma non perchè lo vuole la religione. Questo è ciò che vogliono ALCUNI UOMINI che come in molte società trovano modo di strumentalizzare il popolo pecora e renderlo schiavo, colmo di ira.
Ho letto commenti su FB di persone che hanno scritto. Bastardi gli indiani. Hanno le caste e violentano le donne. Odio l’india. Ma…cosa ne sapete? Vi basta questo, seppur tanto tragico per giudicare un intero popolo? Vi basta questo per impugnare ‘odio i e scagliarvi contro una cultura millenaria di cui non sapete niente?  

E le nostre di caste? Caste politiche che ci rendono sempre più schiavi di una economia per i più di mera sopravvivenza. Un circolo vizioso in cui si viene fatti nascere per cercare affannosamente di produrre un reddito che viene rubato, spartito e divorato nel tacito assenso e con molto appetito, nelle stanze imbandite del potere.

Volete sapere cosa succede quando l’uomo cerca solo la macchia nera nel suo simile? Ebbene la trova. Sempre. E se questo ci da adito per odiarci, allora sarà sangue per sempre.

In quanto all’ortodossia religiosa, noi non eravamo messi meglio solo pochi decenni fa.

Mia madre è stata svergognata pubblicamente per aver indossato una camicetta con maniche corte in chiesa. Dopo il parto delle mie due sorelle le è stato chiesto di pentirsi e confessare il peccato dell’amplesso, quando sono nato io non è più andata in chiesa. Si è rifiutata di sentirsi sporca di fonte quella porticina che nascondeva un uomo intriso ed inconsapevole della stupidità religiosa di quell'epoca.

Bisogna alzare la voce e punire quei soprusi, ma non si può puntare le armi contro un intero popolo e pretendere che si adegui con i nostri tempi ed i nostri metodi, alle nostre leggi e alla nostra etica, solo perché il corso della nostra storia ci ha portati a farlo prima.

Più di una volta ed in paesi differenti mi sono sentito dire questo. Lasciateci fare il nostro percorso con le nostre gambe. In Yemen, uno dei paesi islamici più estremisti, dei ragazzi istruiti che abbiamo incontrato in un villaggio di sabbia sperduto nel mezzo del Wadi Dawan, ci hanno messo alla prova. Ci hanno detto come ci vedono loro e vi assicuro che io e Pantxoa non avevamo parole. La nostra società vista con i loro occhi poteva essere smontata pezzo per pezzo. Io ci sto bene e non la scambierei, ma questo non è tutto…

Provate ad immaginarvi in un paese dove arriva qualcuno a stelle e strisce o a stelline gialle nel blu, completamente diverso da voi. Pieno di armi e tecnologia. Viene, attacca la vostra società brandendo la spada della libertà, accusando il vostro sistema politico, etico e religioso. E mentre vi "impone la via" trivella la vostra terra per ricavarne oro nero, si insinua nella vostra società, vi vende armi per fomentare rancori tribali che cerca con molta astuzia, infine interviene come paladino della libertà, rovescia il vostro governo e impone i suoi scagnozzi con le chiavi del rubinetto nero ben strette nelle mani.

Così ci hanno detto quei ragazzi che studiano all’Università di Sana’a, percorrendo centinaia di chilometri di sterrati sconnessi, quella sera, sotto un cielo stellato che non scorderò.

Ci hanno parlato delle loro donne. La legge islamica impone loro il burqa ma sotto quelle vesti nere vi sono donne che in casa hanno pieno potere e rispetto e sotto quel burqa, tra l’altro, indossano vestiti e tacchi da capogiro. Abbiamo visto i negozi di lingerie e vi assicuro che non potevamo credere ai nostri occhi. A noi non va giù, è vero, ma noi siamo qui, lontano e ora, loro sono lì, in quella fase storica che segue il proprio corso e noi non abbiamo il diritto di entrare nelle loro case e sparare. Villaggi distrutti, famiglie spezzate per dare la caccia a bin Laden, Saddam, Gheddafi. Odio che si rigenera e tutti sappiamo qual è il vero motivo. Non siamo scemi. Ce lo hanno ripetuto più volte. È ovvio. È palese.

Le vostre donne sono libere di vestire e fare ciò che vogliono (ora, il diritto al voto non è certo antico!) anche dei neri d'america che avete schiavizzato per secoli. Ma noi non abbiamo le prostitute costrette a vendere il proprio corpo in un sistema di traffico umano allucinante. Non abbiamo le violenze che avete tutti i giorni nelle vostre case e nelle vostre strade, rapine,violenze, omicidi, emarginazione e droga, non attecchiscono nella nostra società. Siete senza macchia voi? L'estremismo religioso è la nostra. Ma non siamo tutti così, come voi non siete tutti mercenari e corrotti.

Alcuni di noi si sono incazzati, armati e sono venuti a casa vostra a sparare mentre nei nostri villaggi si vorrebbe solo vivere in pace, senza i vostri aerei e le vostre bombe. 

Lasciateci in pace, andatevene dalla nostra terra. È nostra. Cosi come è, forse cambierà ma questo lo decideremo solo noi. È un nostro diritto, se alcuni di noi ai quali sono stati uccisi figli, mogli e distrutto le case prendono le armi in nome di allah e sono ciechi di rabbia, in fondo, per noi sono eroi……!!! Lasciateci in pace. Andatevene dalla nostra terra. È nostra.

“.................................................NO COMMENT............................................................................”

Ho visto donne occidentali nelle spiagge indiane incazzate a morte perchè infastidite dai locali che puntano i loro sguardi insistenti sui loro corpi in topless, sui loro capelli di colori che non hanno mai visto. Le ho sentite inveire con parolacce oscene. Ma……!!!!!!! come si fa a non rendersi conto, con un pò di buon senso, che quei poveri cristi non sono abituati a vedere tette turgide e chiappe tornite al vento? Non sono abituati. Da secoli quei corpi li vedono dal vivo solo quando si sposano. Zio pit, sono fatti di carne. Vanno via di testa. Gli va il sangue dal cervello alle palle dritto come uno sparo e gli ormoni fanno fuochi d’artificio. Ma non lo potete capire? Sono le loro spiagge, non le vostre. Se non vi comoda statevene a casa vostra ! E così debbono far tutti in altre terre. Compresi loro. Tutti . Rispettarne gli umori, gli usi e i costumi.

Il dialogo è il fondamento della coesistenza. Se viaggiamo in terre straniere, specialmente nelle terre di allah, cerchiamo di imparare qualche parola. Salutiamo le persone nella loro lingua, un as-Salam-aleikum, Aleikum as-Salam, un sorriso e avrete aperto i loro cuori.

In questo momento vi scrivo da una cooperativa di donne che producono le essenze del prezioso ARGAN. Ve ne sono molte in Marocco. Sono bellissime. Le donne lavorano in ambienti accoglienti per un progetto comune. A riprova della grande ospitalità di questo popolo mi trovo ora seduto su un divanetto della cooperativa. Stamattina ho noleggiato uno scooter per andare al mercato domenicale di HADRA, da non perdere.

Al ritorno per mia fortuna, appena prima di una discesa, la trasmissione dello scooter è partita. In fondo alla discesa c'è questa cooperativa. Ci sono arrivato senza spingere, giusto, giusto. Che kul!

Un signore marocchino ha chiamato il noleggiatore con il suo telefono, gli ha spiegato dov’ero. Gentilissimo! Sono entrato nella cooperativa, l'ho visitata e le donne sapendo che ero quello rimasto a piedi mi hanno portato un vassoio stupendo con ciotole di olio di argan, mieli, marmellate naturali, pane e il the. Me l’hanno offerto. Cosa devo dire? Mi viene da abbracciarle tutte quante. Grazie. Grazie. Grazie. Wellcome in Marocco. Grandi.

Nassid, il ragazzo del mio riad, questa stasera mi ha chiesto, sapendo che ero stato al mercato, se avevo mangiato gli spiedini che li sono i più buoni. NO. I mercati arabi mi piacciono moltissimo ma mi guardo bene dal passare nella zona della macellazione degli animali. Stamattina ci sono finito in mezzo dritto come un chiodo e mi sembrava di essere nel girone dei dannati. Teste di mucche e capre mozzate appese a pali con gli zoccoli pelosi gocciolanti legati intorno alle corna, occhi semi aperti su cranii gocciolanti che mi guardavano ovunque. Stavo svenendo. Il tutto in mezzo al fumo denso come sabbia della stessa carne cotta alla brace. Uomini che scendevano dai camion imbrattati di sangue con metri di budelle in mano. Odore di carne cotta e sangue fresco, grasso fresco grasso cotto. Ero in apnea e non riuscivo più ad uscirne, ormai m fermavo e mi mettevo a strillare come un moccioso. NO ho detto a Nassid, non me la sono proprio sentita di mangiare spiedini e gli ho raccontato il perchè. Lui ha scosso la testa e mi ha detto: ma…guarda che la carne che compri al supermercato nelle belle scatoline è la stessa. Si, lo so. C’è qualcosa che non và… chi ci prova ma fa fatica a rinunciare alla carne come me dovrebbe vedere tutto ciò. Tutti dovrebbero vedere perchè è così ed è impossibile non rimanerne scossi. Nelle nostre città tutto ciò avviene dentro muraglie di cemento armato. Ben nascosto ai nostri occhi e alle nostre narici sensibili. Un giorno farò questo salto. O diventerò vegetariano o mangerò carne che avrò avuto il coraggio di macellare con le mie mani. Per ora cerco di non pensarci così spesso e chiudere gli occhi come fan tutti.

Tornando ai marocchini. Non mancano gli stronzi e gli aguzzini. Questo è certo. A Marrakech mi hanno portato a chilometri di distanza per poi lasciarmi in una tintoria e chiedermi soldi e tutti gli altri mi hanno sfinito per cercare di vendermi qualcosa. Ma è Marrakech. E. Se devo essere derubato preferisco mille e mille volte esserlo in questi paesi islamici e asiatici piuttosto che nelle nostre metropoli dove si spara e si fa sangue. Qui no! 

Il Marocco così vicino a noi ha moltissimo da offrire. Se volete un viaggio esotico tra antiche città, medine colorate e paesaggi da presepio sotto i cieli della croce del sud, quel paese ce lo avete poco più sotto, a ovest della punta del nostro stivale.

E con questo chiudo. Per ora…

Questa è informazione. Chi è daccordo CONDIVIDA.

Leila saida amigos.

Con amor.

Ste.


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