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L'aria è quasi pungente questa mattina. I monti dell'Atlante sono innevati. È maggio ed il tempo ha fatto bizze portando piogge e tempeste nel deserto e in tutto...

6.30 am – L’aria è quasi pungente questa mattina. I monti dell'Atlante sono innevati. È maggio ed il tempo ha fatto bizze portando piogge e tempeste nel deserto e in tutto il sud del Marocco. Lassù la neve è fresca e copiosa e soffia il suo alito freddo sui tetti di una città dove anche i cobra di Jamaa el Fna soffrono nella arroventata fama.

L'alba da questo terrazzo nella medina di Marrakesh è cristallina, il blu-arancio di questo nuovo giorno è solcato da strisce di nuvole nere che lasciano il cielo d'Africa a patron soleil.

Ho fatto yoga su un materassino bagnato dalle piogge della notte. Sono pronto. La borsa zaino è molle. Quasi vuota. Oggi il viaggio è in movimento in terra e aria. Oggi saran taxi, treni, ali e autobus. Potevamo rimanere qui in Marocco già che ci eravamo e continuare a godere del suo ocra, delle sue oasi e dei suoi tetti sull'oceano e sui deserti, delle sue medine inondate di genti e mercanti, dove ci si guarda tutti negli occhi e ci si sente cantare e dormire. Solo i passi solcano queste stradelle, i motori, i clacson ed il frastuono del nostro tempo è fuori le mura. Le circonda, le graffia e le vorrebbe ma… qui non entra ancor…
L’ IRAN mi sussurra da anni di andare a trovarlo e non volevo piu aspettare.
Il Marocco è un grande amico che mi ha mostrato più volte la sua bellissima dimora, mi ha offerto i suoi doni esotici e le sue notti stellate e sferzate dalla tormenta. L'ho conosciuto 30 anni fa e rivisto con grande piacere due anni fa. Sta cambiando, inesorabilmente come tutto e molto, ma a presto amigo caro, devo dire che ti ho ritrovato in piena e bella forma.

Vado a est, nella grande Persia.

Mi hanno insegnato che la sua culla ha riscaldato e fatto sbocciare il grande miracolo incerto della nostra civiltà. La sua storia tramandata, è divenuta questo presente in cui  vivono e scorrono i miei giorni. Voglio sapere chi sei ora, perché di te si sa poco e nulla.

Molti, quasi tutti alzano le sopracciglia in segno di stupore e giudizio. Iran? C’è il terrorismo! Sono mussulmani. Sono pericolosi. Nient'altro.

Questo è ciò che l’informazione spiccia e purtroppo quotidiana dell’occidente vuole mostrare del nostro grande nemico islam. So che non è così.

I misteri e il suo fascino però si infittiscono in questi giorni in cui organizziamo la partenza. L'embargo è stato voluto ingiustificatamente dall’occidente che ha usato per primo la raccapricciante potenza del nucleare e che continua a custodire nei suoi arsenali, mentre la censura involutiva è arrivata in Iran da chi con la forza e arcaica ignoranza si è decretato rappresentate profeta dell'islam.

È difficile prenotare un albergo on line. Bisogna portarsi i soldi in cash perché le carte non funzionano. Si vede chiaramente navigando nel web che la censura vi è. Eccome. Non si riesce a capire se non approfondendo con molta pazienza che tipo di società incontrerò e come sono strutturati i suoi servizi. Alle orecchie dell’occidente questo paese è un regime che impicca i suoi abitanti tra le capre e la polvere .  

Sappiamo che purtroppo è vero ma i giovani iraniani ci implorano nei loro profili di NON giudicare le loro speranze attraverso la barbarie del loro governo!

Abbiamo visto che molti usano couchsurfing e abbiam pensato che per arrivare al cuore del giovane pensiero iraniano fosse il miglior modo.

La sorpresa nel guardare il profilo dei surfers ci ha lasciati stupefatti. Quel potere totalitario e bigotto non sta certamente riuscendo a cancellare i sogni e la fantasia del suo popolo.

Molti giovani, uomini e donne, ragazzi e ragazze che vediamo nei profili mostrano vite dedicate all'arte, alla musica, alla natura, ai viaggi, alle esperienze mistiche e conviviali. Fumano e "viaggiano" tra le spore di funghi e petali di papavero. Parlano di film, musiche situazioni, poeti e filosofi che condividiamo pienamente.

È tempo di vedere con i nostri occhi. Persepoli è lì, il mar caspio, le catene montuose, il golfo persico, i deserti, i parchi nazionali e le città antichissime definite da altri viaggiatori le più belle al mondo.

Aereoporto Casablanca. Ore 14.30 – Imbarco.

IRAN IRAN

Baci e luz a tutti.

Con amor

Ste.


PERSIA

Scrivo in macchina diretto a Shiraz, la città del vino proibito alle porte di Persepoli.

È la prima volta che durante un viaggio non ho tempo per scrivere. Sono piacevolmente impegnato a scoprire questo popolo.

Keyone sta guidando. Ha 18 anni e parla inglese come tutti i giovani studenti che ci avvicinano e con i quali stiamo condividendo ogni giorno di questo viaggio qui, in questa nuova Persia dalle mille luci che purtroppo affievoliscono nel buio dell'oppressione.

Suo padre si chiama Hossein. Uomo elegante e raffinato. Ingegnere edile che ha progettato molti tratti di questa strada che stiamo percorrendo. Non ha lavoro da due anni. Il suo imbarazzo quando ci chiede i soldi per la benzina è profondo, cerca di nasconderlo ma ai miei occhi è triste ed evidente.

La disoccupazione è molto alta in questa terra piena di risorse e di storia. L’Iran galleggia sul mare nero che condivide con molti altri stati. Chi ci sa fare meglio succhia di più. L’arabia saudita è il cane grosso che sfianca le mammelle della madre nera. Gli arabi sono sunniti, gli iraniani sciiti. Non si sopportano. Qui ho capito le differenze e le divisioni che anche l’islam ha saputo manifestare con odio e violenza nel nome del solito dio che ognuno vorrebbe imporre a sua immagine.

Do ragione agli iraniani su un fatto. Ho viaggiato in molti paesi musulmani ed è assolutamente vero che i sunniti sono (rough) grezzi. I sciiti iraniani hanno classe da vendere.

È un fattore geografico è anche storico. Gli arabi non hanno certo la magnificenza millenaria di Persepoli nella loro storia. Non hanno visto le più grandi civiltà del mondo percorrere la via della seta. Oriente e occidente si sono scambiati la conoscenza in questa terra di mezzo. Per gli iraniani i sauditi sono dei bigotti con la pancia che scoppia d'oro e il cervello di ignoranza. Forse hanno ragione.

Non sono passati molti giorni da quando sto fotografando il presente di questo popolo. Mi permetto di scrivere a così poca "distanza" ma credo di aver imparato a carpire velocemente le caratteristiche principali dei paesi nei quali metto piedi e molte volte lascio il cuore, e qui in Iran se si è curiosi di sapere non si troverà riposo. Tanto è oppresso quanto acculturato questo popolo, tanto è il suo desiderio di mostrare al mondo che non sono fanatici terroristi ma persone come noi. I giovani indubbiamente migliori.


L'arrivo prima dell’alba a Teheran è stato emozionante. Abbiamo aspettato un paio d’ore in aeroporto prima di avere il visto. Turisti molto pochi. Una decina. Pochissimi. In qualsiasi altra capitale saremo stati in centinaia.

Ci aspettavamo 15 giorni di visto, come ci era stato detto dal consolato iraniano di Milano, invece l'ufficiale di turno, a sua discrezione, ha timbrato un 30 gg visa. BENE!! Non ce l'aspettavamo. Rimanere un mese ci aggrada parecchio ma i soldi saranno un problema risolto in seguito. In Iran bisogna calcolare bene le proprie spese. Le nostre carte bancarie qui sono degli inutili pezzi di plastica.

L'alba sta sorgendo mentre siamo in taxi. La catena montuosa che sorge tra il Mar Caspio e Teheran ci mostra il suo manto bianco. Teheran si stende ai loro piedi a 1800 m, quelle vecchie montagne che han visto fiorire civiltà, guerre e rivoluzioni vanno oltre i 5000 m.

Conosco, aspetto e adoro quella sensazione che mi scorre nel sangue quando mi lascio un aeroporto una frontiera alle spalle. Quando di fronte ho un popolo che non conosco, del quale mi informo a grandi linee per scelta, per lasciare che sia il presente dei suoi volti a parlarmi del passato. Ma, questa volta quella sensazione aveva altri colori, o meglio, ne mancavano molti. Degli iraniani sappiamo ben poco. Pur non cercandola, l'informazione sulla maggior parte dei paesi ci arriva e perlomeno, a livello logistico, sappiamo cosa aspettarci. L’IRAN no.

Guardo quelle montagne avvicinarsi, sto entrando in punta di piedi nella capitale di un regno avvolto nel buio da forze oscure.
Ma le luci della sua storia chiamano. Il viandante risponde.

Abbiamo conosciuto Keyone il giorno dopo il nostro arrivo a Yazd. Città dal centro storico interamente fatto di fango e paglia, lambita dalle sabbie del deserto. Le torri del vento sono estremamente affascinanti. Si ergono rettangolari e scanalate in tutta la città. Il vento viene catturato e convogliato nelle innumerevoli costruzioni sotto terra. Questa aria condizionata naturalmente da millenni, lambisce gli immensi stanzoni sotterranei, illuminati dalle cupole in vetro colorato che esternamente sembrano insediamenti alieni.

Kohin è uno studente di matematica. È salito con noi in macchina il mattino, alla guida Ali che scopriamo essere 17enne solo oggi. Alef è un rapper e canta e rappa in continuazione. Ha delle ferite sulle braccia ed è stato in carcere per aver risposto male alla polizia in seguito ad un ammonimento su qualche frase da lui scritta e mal sentita…

Con noi c'è anche Homid. Siamo in 4 in questa macchina scassata e andiamo in giro oer la città con loro. Ci mostrano le attrazioni turistiche ma verso sera ci portano dove piace a loro. Sulle dune del grande deserto nell’immensa piana circondata da impervie montagne rosse e deserte. Fumiamo e saltiamo con loro nella sabbia. Paghiamo loro la benzina e volontariamente i pasti.

Questo tipo di situazione è iniziata immediatamente al nostro arrivo in Iran. Ad ogni approdo in una nuova città si ripete. Quella mattina, mentre l'alba ci accoglieva a Teheran, non sapevamo che il nostro viaggio sarebbe stato accompagnato giorno e notte da questa umanità sveglia, profonda, intelligente, elegante, bella ma dannata da menti che vorrei veder estinguersi ovunque in questo pianeta.

Gli iraniani hanno sete di scambio. Ti fermano, ti aiutano, vogliono farti piacere, vogliono mostrarti chi sono con un senso di ospitalità al quale è difficile abituarsi. La sera dopo essere arrivati a Teheran eravamo a cena in una famiglia colta e raffinata. La famiglia di Hamid, conosciuto tramite couchsurfing, che sta attendendo il nostro rientro a Teheran tra una settimana per portarci nel mar caspio.
Harmit e suo fratello Aleffz non sono credenti. Poco prima di cena mentre discutiamo con sua madre (Lissan) di credo e religione in tutta libertà, il padre, a due passi da noi in salotto, inizia la sua preghiera di fede. Lui crede, loro no, come la maggior parte dei giovani e non che incontriamo. Nessun problema in famiglia, nessun problema tra le mura di casa. Basta non dirlo, non scriverlo, non dimostrarlo, altrimenti altri fratelli dagli stessi occhi e la stessa pelle si armano di prepotenza e li ammoniscono in qualche carcere.

Alcuni, come lo zio di Alefzz, incontrato a Isfahan, sono tornati a casa dopo sei mesi con il cervello in pappa.

Abbiamo, incontrato Alefzz qualche giorno fa su uno dei bellissimi ponti della bellissima ISFAHAN. Siamo rimasti con lui ed i suoi amici a parlare un bel pezzo. Hanno poco più di vent’anni. Sono spigliati come la maggior parte di loro. Ridono e se la fanno passare, ma sembrano tutti molto più maturi. Hanno voluto il nostro numero di telefono iraniano che Pantxoa ha installato sul suo telefono e noi abbiamo aggiunto il loro nella nostra rubrica che ad ogni città si infittisce di nomi. Direi amici.

Parliamo di tutto nel scrosciare del grande fiume, ma ad un certo punto fatichiamo a trattenere le lacrime quando Alefzz ci dice: noi non possiamo nemmeno sognare. Non abbiamo futuro, dobbiamo credere ed eseguire tutto ciò che vogliono loro. A noi non interessa niente di quel dio. Noi crediamo nelle stelle. Non voglio fare la fine di tutti con la testa ficcata sotto terra per tutta la vita. Siamo schiavi del loro volere. Non voglio questa infamia tutta la vita.

I suoi amici un po’ ridono dicendoci che Alefzz è triste e se la prende troppo a male. Ma è Alefzz che ha in casa quello zio che ha cercato di difendere una ragazza dalle insolenze e minacce della polizia per essersi vestita inappropriatamente. Lo hanno rispedito a casa dopo sei mesi di chissà quali nefandezze. Alefzz ci dice che quello zio tanto forte e ribelle ora è imbottito di psicofarmaci e prega quel odiato dio giorno e notte. Questi sono fatti sentiti in prima persona e questa è la realtà nuda e cruda. Ma Alefzz non è l'unico a raccontare questi episodi. Hamirt di Isfahan ce ne racconterà molti altri.

Delle ragazze ci guardano in quel ponte a poca distanza. Indossano il velo colorato e a mezza testa. Ci guardano con grande desiderio. Vorrebbero stare con noi e parlare come i loro amici. Meglio di no. La polizia non gradirebbe.

Molti, moltissimi ragazzi che incontriamo sono dei talenti. Sono informatissimi su tutto. Parlare con loro lascia stupiti. Sembra di discorrere con dei filosofi viaggiatori. Studiano molto ed il web che riescono a forzare li aiuta nella loro sete di conoscenza e di libertà. Non oso immaginare prima del web come potesse essere. Andarsene è difficilissimo. I soldi sono pochi, ma soprattutto ottenere un visto per venire in Europa o in America è durissimo. Vorrei vederli nelle nostre scuole e nella nostra società. Sarebbero loro a renderci migliori. Così come sono. Io e Pantxoa ne aiuteremo alcuni. È deciso…

Mi metto nei loro panni quando si sentono rifiutare i visti dalle nostre ambasciate, dai nostri bei paesi che possono mandare i propri cittadini ovunque nel mondo ma chiudo le porte in faccia a chi porterebbe loro un po’ di sana umanità. Non mi sento per niente orgoglioso di essere europeo di fronte alla profondità e bonarietà del loro animo. Mi dissocio da tutto questo. Nemmeno io sono ciò che i miei governi rappresentano.

Ma… quelle leggi sono sostenute anche da una parte del popolo e come dice un grande amico, ognuno ha il governo che si merita. Gli italiani hanno votato Berlusconi per decenni e ora mi cago addosso nel timore che gli uomini americani del 2016 votino Donald Trump.

Quelle formiche nere che vedo per strada sotto il sole cocente sostengono quelle leggi. Ci credono. Ubbidiscono a quella interpretazione del corano. Si sentono giuste e pie.

Ieri quando ci siam fermati a far una sosta lungo il verde Wadi che porta a Shiraz, una vecchia in burqa mi ha parlato in inglese. Mi ha detto che l'Iran è un bel paese e che non è come dicono i telegiornali. Io rispondo che la penso così, che è un bel popolo. E fin qui va bene. Poi, le dico: peccato che non ci sia libertà! E lei risponde: nooo siamo liberi. Ed io in tono scherzoso, volontariamente, forzo la mano dicendo: beh, non mi sembra, allora che chi voglia si tolga il velo! E lei: guai alle donne che se lo tolgono, le schiaffeggerò e punirò personalmente. Ed io: questa non si chiama libertà. Bye bye vecchietta. Ti lascio al tuo credo e alle tue punizioni. Fai ciò che vuoi e spero che ti si rivolti contro il tuo bastone.

Io intanto ti dico ciò che penso.

Ieri sera invece ci ha portati a cena Hamid, il vicino della casa dove siamo ospitati.

Ad un certo punto durante la cena mi sono alzato e gli ho detto che ero stanco e volevo dormire. Non ne potevo più dei suoi sproloqui mistico religiosi del cazzo. L'avrei mandato a cagare ma mi son trattenuto. Mi parlava dell'amore che impariamo a dare solo sotto il tetto di allah etc. Io gli ho detto che non ho bisogno di nessuna punizione e premio divino per sentire che cos'è l’amore nel mio cuore.

Stamattina ci ha trovati camminando e ci ha fatti salire per portarci verso il centro. La prima cosa che mi ha detto è stata di non farmi vedere in mutande dai vicini che si incazzano. Come lui… capisco e rispetto e mi son scusato sinceramente. All’alba sono uscito dall’uscio nel nostro cortile con mura alte tre metri per prendere l'asciugamano che era a portata di mano dall’uscio. Si ero in mutande. Non so chi mi abbia visto a quell'ora, ne da dove. Fatto sta che sono stato ammonito…

E… anche questo è l’Iran…

Mia madre mi raccontava le stesse cose di quando era giovane e veniva svergognata per portare le maniche corte. Speriamo cambi tutto questo. Tra qualche decennio ci guarderemo indietro e rideremo e piangeremo della nostra ignoranza.

L’Odan, la madre di Harmitt di Teheran ci spiega che le donne che vediamo con il burqa nero sono credenti. Lo indossano per scelta propria o forzate dalla famiglia. Lo stato non impone il nero. La maggior parte delle ragazze però indossa veli colorati a mezza testa, che come ci spiega Hamid di Isfahan, significa che non gliene può fregar di meno della religione.

Nelle città non vi è miseria. I servizi sono molto buoni. Le strade sono pulitissime. La gente è educata in questo e molto altro.

Il regime cerca di abbellire in tutti i modi le stanze dei suoi "amati" residenti. Questo ci stupisce dal primo giorno. Altro che capre…

Le città sono super organizzate. Strade ben tenute, Metropolitane, bus, centri commerciali, bazar, parchi meravigliosamente tenuti, merce da tutto il mondo di ogni genere straborda da ogni dove. Non manca quasi niente a parte la libertà. Strano da vedersi.

Ciò che si nota è la mancanza di bar, pubs, discoteche e i negozi mono marca. Per fortuna! Io ho sempre lavorato con i grandi marchi ma ciò non toglie che mi scazzi enormemente ritrovarmi nella maggior parte delle grandi città del mondo martellato dai soliti brand che le rendono tutte uguali. A Shangai, l’anno scorso, sono uscito dall'albergo e pensavo di essere stato teletrasportato in qualche altra città. Qualsiasi! Si comperano tutti i centri storici del mondo. È troppo e basta.


L alcool è proibitissimo. Tutti bevono a casa. Impressionante. Non si balla e non si fanno concerti di musiche dissacranti. Tutti ballano e suonano dentro e sotto le mura di casa.

Le donne indossano il velo per strada e guai se se lo tolgono. Non esistono shorts per gli uomini. A casa si organizzano feste hollywoodiane.

La polizia gira per le strade e lascia in pace le case. Credo che non possano fare altro.

Quando hanno le prove però battono duro. Ci sono droghe di tutti i tipi. Moltissimi fumano erba anche per strada. Basta stare un po’ attenti come da noi.

A prima vista camminare nelle loro bellissime città risulta più che piacevole. L'illuminazione dei parchi e dei monumenti è bellissima. Si fa tardi nelle piazze e nelle strade. La sicurezza è massima. Difficile trovare un paese più sicuro di questo. Scrivo questo mentre nella mia amata Italia dei ladri mi hanno derubato in laboratorio e setacciano tutta la zona, costringendoci a mettere allarmi e fili spinati! Bastardi. Se Vi becco vi mando in un carcere iraniano!

Venditori che assillano il turista sono quasi inesistenti. Ancora troppo pochi…Molti sorrisi e molto charme.

La cosa che non scorderò del primo giorno

di Iran nella capitale è stata la bellezza della gente.

La sera in albergo ho pensato: non ho mai visto tanta bellezza in un solo giorno in tutta la mia vita. Se la civiltà occidentale è nata qui siamo nati dagli dei! Visi che se li vedessi per strada dalle nostre parti resterebbero per sempre impressi nella mia memoria. Specialmente a Tehran sono all'ordine del giorno. Sono statutari. Uomini e donne. Hanno corpi e visi scolpiti dalla bellezza. Una bellezza d’altri tempi. La bellezza raffigurata nelle sculture di quel tempo passato che tanto ha lasciato ai nostri giorni. Gli ormoni fanno ciao…!

Un giorno siamo andati a visitare il museo archeologico. Ho visto statue meravigliose di varie epoche, flora e fauna scolpiti raffigurati con sublime bellezza. Le tavole di Persepoli etc. Molto molto bello. All'uscita ci dirigiamo a sinistra, attraversiamo il parco ed entriamo nel museo archeologico del paese dall’avvento dell'Islam.

La sensazione che ho provato nel primo salone è stata molto forte. Il cambio è epocale. Mi sento a disagio. Come artista non potrei reagire diversamente. La decorazione islamica ha raggiunto livelli impressionanti specialmente nella calligrafia ma una parte della bellezza del creato non c'era più. L’uomo ha dovuto smettere di raffigurare se stesso e molto di cui più bello lo circonda. Quella intricata e sublime maestria non esprime più, per scelta o imposizione, tutta la vita dell'uomo. Niente più guerra e danza dei corpi, niente più aquile e leoni, niente unicorni e draghi. Solo calligrafia, geometrie meravigliose, fiori, rami e ramoscelli. Io adoro fare questo tipo di arte ma la mia ė una scelta e ovunque vi sia un'imposizione non posso non risentirne.

Isfahan ė una cittã di 5 milioni di abitanti ma non sembra affatto. È spaziosa, rilassata e verdissima. L'acqua è preziosissima in queste terre arroventate. Ovunque sgorghi nascono villaggi e città. Isfahan è tagliata da un fiume che scorre copioso, sul quale sono stati costruiti dei ponti ad archi stupendi. Lungo il suo corso i parchi perfettamente tenuti ed enormi sono meta della sua gente. L’Iran è la terra dei pic-nic. Si preferisce di gran lunga banchettare nel verde che dentro le mura di un ristorante.

La mattina adoro fare yoga nell'erba fresca e profumata. Il rumore del traffico arriva a stento. Si corre, si gioca, si fa ginnastica. La gente sembra felice pur indossando a forza le leggi di un governo da cancellare. Cosa si può fare? Nessuno ha tanta voglia di soffrire. Questo popolo ha vissuto di tutto. Oltre alle rivoluzioni mal finite ha sofferto 9 anni di guerra con l'Iraq, in cui sono morte si dice un milione di persone. Poco tempo fa…

Il bazar di Isfahan è straordinario. Antiche mura coperte da altissime volte si snodano per chilometri e chilometri nella città. Artigianato persiano di ogni tipo. I famosi tappeti sono ovunque. Mi sembra perfino di respirarli.

Le residenza di un re passato è una piazza rettangolare immensa. La seconda più grande al mondo. Spettacolare la moschea, il palazzo reale, i suoi portici, le sue fontane e le montagne sullo sfondo. Isfahan mi sei piaciuta molto anche Yazd. Ora sono a Shiraz. Tra un po’ vado in un piccolo hotel che abbiam trovato. Appena aperto. Non ho più voglia di stare in quella casa con quel vicino che mi spia e mi vuole indottrinare. Mi spiace per i nostri amici che ce l’hanno prestata. Inoltre è troppo fuori dal centro.

In quel piccolo hotel ho un appuntamento per mettere una tenda sopra i grandi divani del cortile. Quando siamo arrivati il posto mi è piaciuto subito ma quei divani erano sotto il sole cocente. Ho detto ai simpatici gestori che avrei preso la stanza ma che era impossibile rilassarsi con quel sole e in questi giorni abbiamo solo voglia di relax e stare fermi. Ho detto loro che saprei come fare. Che se mi danno una grande tela e delle corde gli avrei arredato il giardino. Erano felicissimi. Mi hanno fatto un bello sconto sulla camera. In Iran è tutto da fare per il turismo. Questo è un momento storico perfetto per venire qui. È autentico. Molto.

Mancano due settimane al rientro. C è ancora molto da vedere e da capire. Una cosa è certa. La volontà di tornare il prossimo aprile che è il mese migliore. Ora ho capito come si deve fare per poter viaggiare autonomamente su due ruote. L’Iran è enorme e questo morso mi ha svegliato un grande appetito. Poi…in futuro…Azerbaijan, kazakstan, kurdistan e uzbekistan. Ho sempre guardato a quei posti con un po di diffidenza o meglio di non curiosità. Sbagliato! Ciò che sento da altri viaggiatori mi ha illuminato.

Vado a lavorar di tele e di corde.

Ciao amigos.

Con amor.

Ste.


Trance Persepoli.

Stiamo viaggiando con niente in tutto e ogni volta è per me difficile. La prossima volta porterò con me i miei più begli amuleti. Per questo popolo questo e molto altro.

Ho lasciato il mio berretto a Lishalla. Yadegari grande donna. Le era piaciuto subito appena l'ho conosciuta. Ora è di Yadegari.

Devo cambiare i nomi di tutti gli abitanti di questa storia che vi racconto perchè questo è iran. Si censura, si controlla. Pochissimi i viaggiatori. Niente di più facile per "loro" controllare. Beh, che sappiano ciò che penso.

Ho riso tanto questi giorni in cui siamo stati rapiti. Non riusciamo a far un minimo di programma. Ti alzi alla mattina pensando di fare una cosa e vederne un altra ma… Gli iraniani ti prendono, ti caricano in macchina o dentro un cancello e torni a casa dopo tre giorni con anelli d'argento alle dita, il cuore che scoppia di felicità e un'avventura che non scorderai mai.

Come posso non desiderare tutto questo? Come posso rimanere tra quelle valli seppur madri, padri e amiche, quando sotto questi piedi si cela una sfera che scoppia di bellezza e avventura. Scoprire questo mio nido perso nell’immenso è emozione ad ogni passo. Difficile resistere. Ma forse meglio: "gran peccato non poterlo, e ancor peggio NON VOLERLO fare"

È un pomeriggio e sono nel grande divano del giardino di questo piccolo hotel appena aperto. Siamo a SHIRAZ

La stanza è enorme, ci sono otto letti ed è una stanza antica ristrutturata molto bene. Ho aiutato loro a mettere la grande tela nel cortile e loro ci hanno dato la suite!

Ali, il padre di Hussein mi porta l'uva passa, spezza le noci delle albicocche e me le mette in mano, tra un the di limone e fiori di rosa e l’altro.

Keytree ci ha accompagnati a fare un trekking oltre i tremila, quando eravamo a Yazd. Quelle montagne impervie sono piene di vita. Non sembra quando le vediamo scorrere dai finestrini di un bus, un treno o una macchina, eppure gli incontri di flora e fauna sono molti nel cammino irto e sotto il sole. Keytree ha 18 anni. Al nostro ritorno inizieremo il processo burocratico e speriamo vada tutto bene.

Lo aiuteremo nel suo sogno di studiare in Europa. Lo ospiteremo a casa nostra e finanzieremo i suoi studi. Se lo merita, e come lui milioni di iraniani. Il destino…

Suo zio ci aspetta a valle. Brava persona. Ci piace subito. Come quasi tutti. Sono brillanti, istruiti e molto molto profondi. Questa ė la grande persia signori. Nel sangue la civiltà scorre da millenni. Si vede e si sente fin qui in ogni angolo.

Trovarmi di fronte quei  bastioni rossi giganteschi con le 4 tombe scavate, altissime, dei grandi re della persia mi ha lasciato senza fiato. Son passati quasi tremila anni.

Sono salito sulle enormi gradinate di Persepoli e ho osservato l'immensa piana fertile circondata dalle taglienti e grandiose montagne di roccia rossa.

Ho visto i macedoni galoppare con Alessandro ed entrare in una delle città più belle al mondo, incendiata e saccheggiata dal macedone e…dall’islam…

Quelle gigantesche colonne che si ergono sulla CITTÀ delle città hanno visto scorrere i brividi nelle schiene lucenti dei persiani e sulle ali della mia fantasia.

Nel parcheggio della città ci saran state una decina di macchine in tutto e un pullman di francesi. Questo è l’anno 2016 ...PERSEPOLI è quasi deserta.

I giovani amano la natura e in questi giorni abbiamo capito uno dei fondamentali perchè.

In Iran la musica live è vietata. Ballare musiche moderne è vietato. Quando ti senti dire che è dal ‘79 che in Iran non entra un artista a suonare lascia esterrefatti. Mai visto cosa simile. Eppure underground succede di tutto e la polizia un po lascia fare. I giovani ballano e suonano sotto terra, o…… nel deserto, nelle montagne, nelle spiagge deserte. Lontano dalla macchina infernale del governo.

La natura dona loro lo spazio della libertà. I giovani durante i week end prendono tende e sacchi a pelo e vanno in posti invidiabili a fare ciò che vogliono. Fanno i loro rave, i loro concerti, bevono l’arak e fumano l’erba. Tantissimo!!! Quasi tutti. Non hanno altro modo di sfogarsi. È terribilmente affascinante ciò che succede in questa nazione. Va tutto bene qui, basta non manifestare apertamente la propria contrarietà. Si finisce sotto la sabbia del deserto e queste non sono palle.

E così… quella mattina in cui vengo ammonito per essersi fatto beccare in mutande decidiamo di lasciare la casa che ci hanno prestato. Hussaini, il padre di Keytree ci viene a prendere. Siamo invitati in un giardino.

Non sappiamo altro. Keytree ha preso il bus la sera prima ed è tornato a Yazd a dare degli esami. Vuole venire in Italia. Me lo ripete mille volte.

Carichiamo le nostre sacche sgonfie e andiamo con Hussaini alla guida. In un quartiere alla periferia di Shiraz ci fermiamo. Aspettiamo in macchina e dopo un po’ ci vengono incontro due ragazzi. Salgono. Parlano inglese e sono simpaticissimi. Bene perché con Husseini è dura la comunicazione. Mobis mi dice due cose e mi piace all'istante. Mista si accende un piriotto e ride. Nessun problema per Husseini che è lo zio. Mah…

Ripartiamo. La città rimane alle nostre spalle. La terra è rossa, le montagne in Iran ti accompagnano ovunque . È un continuo susseguirsi di enormi valli racchiuse dalle montagne. Alcune sono deserte, altre dove madre acqua sgorga sono fertili e bellissime.

Siamo in uno dei molti "bacini fertili" dell’entroterra. A una 50ina di km da Shiraz in una casa in costruzione. Quando Kaharlahh è entrata in questo garden, come lo chiamano loro e si è tolta il velo ci sembrava di aver di fronte un’attrice matura in vacanza. Trecce nere, truccatissima, cappellino decorato american style, occhiali neri belli tosti e fusò. Suo marito un tipo normale ma con capelli chiari diversamente dalla maggior parte degli uomini dal nero corvino e virile.

Poi… arrivano loro. Il figlio e la sua ragazza. Sono uno schianto entrambi. Lei sembra una dea. È stupenda e non riesco a staccarle gli occhi di dosso. Tutto in Alisia sembra essere stato voluto al massimo della bellezza. Veste in tessuti tenui, anche lei ha le trecce ma sono viola sulle punte, è eterea, alta e affusolata. Si chiama Alisia e segue il sufismo. Vorrei chiederle molte cose sui sufi ma purtroppo parla pochissimo inglese. Lui si chiama Malleh, piccolo e moro…molto molto degno della sua compagna.

Poi arriveranno altri personaggi con i quali l'iran ci ha mostrato un’altra delle sue innumerevoli facce. I nostri piccoli piani di viaggio che cerchiamo di fare almeno con due ore di anticipo hanno preso una delle tante inaspettate pieghe.

Dormiamo sui grandi tappeti sotto le stelle. I genitori ballano e bevono l’arak, i figli e gli amici fumano e ballano trance music. Tutti assieme. Senza giudizio e pregiudizio.

Gli iraniani hanno il cuore sano. Sono brava gente, colta e educata. Si mangia tra un ballo e l'altro, si riposa, ci si bagna nella piscinetta. Poi… i giovani ti caricano in macchina, bevono un latte verde… E si va a vedere il tramonto in silenzio con una campana tibetana che vibra il suo suono alle immense valli.

Admiral ci viene introdotto da un amico comune. È un filosofo e coreografo. Ha 34 anni. Ci incontriamo in un lounge bar di Teheran. Il Luna Lounge. Gira documentari e crea danza contemporanea. Ciò che vediamo in video sul suo cellulare ci piace molto. È stato ingaggiato da un curatore inglese per fare un tour con la sua compagnia. Ci ha detto che non crede di accettare. È andato da Istanbul e a zurigo a vent’anni con 5 euro in tasca. Ad Istanbul si innamora di una francese che lo introduce nel mondo dello spettacolo. Passa anni a Berlino. Vive le notti berlinesi, lavora, i suoi spettacoli piacciono. Admiral ė un grande studioso nonché talentuoso. Conosce tutti i classici occidentali e suoi grandi iraniani come Hafez. Le luci di Berlino lo ammaliano, le notti sono lunghe, l'alcool scorre a fiumi. Nel suo paese incombe la rivoluzione di Khomeini. Nasce con le bombe che gli iracheni sganciano su Tehran per nove anni. Ci racconta che sua madre ha saputo farlo giocare durante i raid. Gli diceva: quando senti la sirena corri subito giù nel bunker e troverai Shara ad aspettarti e giocherete come piace a te. Ci racconta che "La vita è bella di Benigni" è un film molto importante per lui. Lo vede in Europa ma quei suoi nuovi amici non possono capire.

Prima di Khomeini, l'Iran dello Scià Pahlavi vive un momento di libertà. Lo Scià fa togliere il velo, i giovani vestono alla moda degli anni settanta. Le foto che vedo parlano chiaro. Lo Scià è aiutato dagli americani che manovravano la società per poter affondare gli artigli nel mare nero, Pahlavi vuole bandire la religione dal governo. Impossibile. È troppo presto. Spende i soldi del popolo in ricevimenti memorabili come quello di Persepoli che ha fatto traboccare il vaso. Cresce la ricchezza dei ricchi e la miseria dei poveri.

I giovani influenzati dal movimento di sinistra auspicano ad un governo popolare. Gli ortodossi ne approfittano e spodestano Pahlavi, Khomeini torna dall’esilio in francia. Gli americani devono andarsene dalla loro terra con le loro dissacranti libertà. Il paese si chiude al resto del mondo. Le donne devono indossare il velo a forza. Basta musiche danze e libertà. Quella rivoluzione per tutti quelli che auspicavano alla libertà evolve in una brutale repressione che ha condotto il paese fin qui, come appare ai miei occhi.

Admiral mi guarda dritto, serio, e mi dice che non ha nessuna voglia di tornare in Europa, nemmeno con la sua compagnia. Nemmeno se lo ingaggiano. Ha visto e provato tutto… Ci lascia freddi, quando senza mezzi termini, ci dice che le nostre città e i nostri giovani sono malati di superficialità e indifferenza. Ci dice che ora è in Iran che vuol stare. Qui con i mistici sufi e con la sua gente che ha il cuore sano.

Non è l'unico ad essere tornato.

Salam Iran.

E così che calano sipari, si aprono porte, i veli scendono da quelle donne altere che incontro ai mercati, i piatti si riempiono di cibi lontani, nei bicchieri l'elisir degli dei si muove lento e potente, appaiono fate dalle lunghe mani e dagli occhi eterni. Nel latte bollono le foglie alchemiche dal nome santo, nei bracieri bruciano fiori mielosi…

Liberi spiriti si attraggono. L’Iran ha tolto un sipario e ci ha mostrato un cuore che sto amando ogni giorno di più. Questa terra mi stava aspettando.
Qui Sono il viandante intento a cogliere i frutti maturi del mio destino.  

L'Iran ti prende e ti porta dove vuole e seguirlo è un'avventura che resterà per sempre.

È complesso, è sorprendente. È intenso e a volte toglie il respiro. Tante sono le attenzioni che ricevo da questo popolo che ti ciba, ti disseta, ti fa volare… seduto su quei tappeti che ovunque vengano stesi fioriscono in dimora. Faccio fatica a trovare le parole dopo questi giorni in cui l'Iran ci ha rapiti e ha tolto i veli.

Sto scrivendo con un anello al dito. È di argento e ha un agata al centro. È rotta, consumata e segnata. Ha 50 anni ed è rimasto sulle mani di Parvis per lungo tempo. Me lo ha donato questa mattina, appena prima di gettare l'acqua sulla nostra macchina (di Hosseini) come auspicio di ritornare a loro. YADEGARI è una delle parole che amo moltissimo. Portami nel tuo cuore.

In Iran quando si è amati, accettati, ben voluti, ci si dona qualcosa. Qualsiasi essa sia. Portami nel tuo cuore. Sono lì tra quelle perline bianche a ricordarti che le nostre anime si sono incontrate in questa terra che ti mostriamo e doniamo con il cuore sano, senza mai chiederti di amarla.

Questa meraviglia di popolo non ti chiede nulla se non, da dove vieni. Come prima cosa ti prende per mano. È così complesso da spiegare… Gli iraniani ti guardano alla pari. Sei umanamente sul mio stesso piano. Qui non ci sono le caste come in India o come in moltissimi (quasi tutti) paesi, sotto altro nome…

Si, c’è chi ha moltissimo e chi, credo la gran parte, vive senza sfarzi ma si vede molto chiaramente per strada e dentro le case che non si ostenta nessuna sorta di supremazia. Il governo fa abbastanza per tutti…

Ci si guarda negli occhi alla stessa altezza. Uomini e donne, stranieri viaggiatori.

Le donne si comportano direi con discrezione, come gli uomini quando sono fuori casa, gli iraniani non fanno "baccano" nei mercati e nelle strade. Lo fanno a casa.

Nelle strade delle città tutto scorre direi serenamente. Bazar, strade, quartieri di negozi e negozi di ogni che, muovono le loro merci e la loro vita. Camminare per le strade di queste città è semplicemente piacevole. Non ho mai sentito un odore "fuori luogo" solo aromi e pulito. Ci si sente sicuri giorno e notte fonda. Si bevono succhi di frutta e verdura e vi sono innumerevoli "iranian fast food" in ogni angolo. Tutti sono vestiti "bene". Io sono riconoscibile come viaggiatore straniero. Ti guardano e moltissimi salutano con un sorriso. Sarei mimetizzabile con la faccia berbera che mi ritrovo ma preferisco indossare ciò che mi piace, perchè molti di quei sorrisi hanno un significato che ho recepito.

Venite a trovarci genti del mondo.

Voi indossate la libertà. Noi abbiamo rose nel nostro cuore

e ve le doniamo con tutti noi stessi.

Le armi non sono nelle nostre case e nemmeno

l’idiozia di chi siede sui nostri diritti.

Quando la donna si chiude la porta di casa alle spalle, si toglie il velo ed è regina con tacchi a spillo e vestiti alla moda o con vestiti da dee sciamane… Moltissimi giovani hanno il cerotto al naso. Si operano. Son gia strabelli ma lo standard iraniano è altissimo come dicevo in precedenza.

Per strada però il trucco c’è. Eccome. Sono impeccabilmente super truccate. Con ciglia e sopracciglia disegnate, occhi strabilianti e bocche da ninfee holiwoodiane. La faccia se la coprono solo le "bigotte" o quelle che hanno scelto di non chiederselo nemmeno. Molto poche qui a SHIRAZ… C’è un detto per questa rilassata e "libertina" città iraniana.

SHIRAZO ABMIMARÈ, MARDOMESH KHAB MI MARE. In italiano potrebbe suonare così: “se uno tsunami si spinge a Shiraz, gli shirazi si spingono a dormir. Ha ha, sono delle sagome sti shirazi.

È quasi una settimana che siam qui e non ho visto quasi un cazzo della città. Esci la mattina ipotizzando una giornata e finisci dove piace a loro. Fuori dalle palle in mezzo la natura. Mi piace parecchio!!!!!

Domani sera prenderemo il treno per Teheran dove ci aspetta Hamid per portarci nel Mar Caspio. (Almeno credo...zio pit.😀)

Con amor.

KHODA HAFES amigos.

Ste.

Iran iran. Ritorno a ovest.

Il paesaggio da quel finestrino del treno è spettacolare. Le tende dei nomadi sono solitarie nelle immense valli deserte. Il governo ha provato a creare per loro dei villaggi di mattoni ma sono rimasti vuoti. Il treno sale. L’Iran è un gigante d'alta quota. I suoi giorni sono assolati e caldissimi. Le sue notti sempre fresche. Ci sono le 4 stagioni in Iran e tutte ogni giorno dell'anno. Ove vi è acqua è vita. Le montagne a perdita d'occhio accompagnano il viandante ogni dove. Il treno percorre per interminabili distanze immense valli marziane rosse e ocra per poi lasciarti a bocca aperta quando l'acqua nutre sterminate coltivazioni di grano e tutto si tinge d'oro.

A Teheran ci fermiamo il tempo di una doccia, ospiti di Hamid e famiglia. Ci caricano in macchina e via verso il Mar Caspio. Va così. Ci lasciamo andare…

Ci inoltriamo nei monti Alborz che sovrastano Tehran e la separano dal Mar Caspio.

Si sale oltre i tremila. Tornanti e bastioni di roccia impressionanti. Piove, grandina, fa freddo. Neve. Poche ore prima eravamo nel pianeta rosso ora mi sembra di essere nelle nostre Alpi. Ci mettiamo una vita a passare quella catena montuosa, cambiano le sensazioni. Non amo il freddo. Per niente.

Poi… arriviamo al mare. Tutto è verdissimo. Pluviale. Vi sono risaie a perdita d occhio. Non posso crederci. Risaie e aranceti. Mai visto prima. L’Iran sorprende ad ogni passo.

Saranno credo più di ottocento chilometri di costa quella iraniana sul Mar Caspio ed è li che l'Iran ha gran parte del suo granaio. La costa è agitatissima. Per gli iraniani tutto quel verde è meta di villeggiatura e grande risorsa.

Dormiamo nella casa vacanze di Hamid. La mattina si riparte. Ripassiamo i monti Alborz percorrendo un’altra strada che si insinua tra le catene montuose, ma questa volta a molta meno quota. Ancora risaie e altri vegetali. Poi… ritorna il giallo del grano per centinaia e centinaia di chilometri. Ci fermiamo in casa di suoi cugini ad Hamadan. Dormiamo sotto le stelle nel loro terrazzo. Non ci sono turisti in giro. Siamo quasi sempre gli unici. Ė incredibile e pure molto bello.
La gente, continuo a ripeterlo, ė meravigliosa. Ci donano tutto ciò che possono. Continuo a ripeterlo, sono belli, intelligenti, vispi, sani, educati e molto, molto profondi. È un piacere grandissimo stare con loro. Ti fanno sentire bene. A tuo agio. Non ti senti mai né in obbligo né in imbarazzo quando si sta seduti assieme in casa, quando si condivide lo stesso bagno, quando si dorme assieme. Non chiedono. Danno.

A Teheran passiamo le ultime notti. Volevamo stare in albergo ma non c'è stato verso.

Come in quasi ogni capitale la gente è più "spigliata". Si vede. Qui le donne sono ancor più appariscenti pur portando il velo. Amano la bella vita, le belle macchine e le belle case. I nostri amici si lamentano dicendo che in città si guarda solo al denaro. Le contraddizioni di questo paese non finiscono di stupirmi.

Il farsi ė una lingua che vorrei tanto imparare perché esprime concetti a noi sconosciuti di una poesia e bellezza straordinaria. Che il tuo alito sia caldo amico mio. Vuol dire: che tu abbia lunga vita. È tempo di leggere Hafez…

Ho molto ancora da dire su questa sorprendente Persia ma soprattutto ho capito che ho tanta voglia di scoprire di piu, di andare ancora sotto quel velo che cela antica conoscenza. Ma va bene così. Tornerò. Sicuramente. Inshallah.
Quelle montagne impervie sono alle mie spalle ora. Sono entrato nella grande Persia in punta di piedi, all'alba di qualche settimana fa. Ora me ne vado al tramonto. Il parcheggio è lo stesso, l'entrata dell'aeroporto Imam Khomeini anche. Io no.

Torno all'ovile con un manto diverso, un manto che ha visto altro sole, altra polvere e altra pioggia. Nel mio corpo sono entrati nuovi aromi. Nuovi occhi mi hanno sussurrato di vie a me sconosciute. Il ritmo del mio cuore ha alterato il suo pulsare creando nuova linfa. La mente è più libera al tramonto di ogni alba in cui i nostri passi hanno scalato le montagne.

Ora ė tempo di creare.

Con amor

Ste.

(4.49 am)


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